Buongiorno!!
Manca pochissimo al 25 ottobre, giorno in cui non solo uscirà finalmente "La corona di fuoco" di Sarah J. Maas, l'attesissimo terzo volume della serie, ma avremo anche una ristampa in brossura dei primi due romanzi (con le copertine simili a quelle americane), e per la prima volta le 5 novelle prequel saranno in cartaceo, contenute in "La lama dell'assassina".
Io e altri blogger abbiamo voluto dedicare l'intera settimana a questa serie che tanto amiamo, perciò non perdetevi le altre tappe: QUI trovate un ripassino del mondo creato dalla Maas, QUI QUI e QUI un recap rispettivamente delle novelle, del primo e del secondo romanzo, e QUI potrete scaricare dei segnalibri di Celaena!
Nel mio post tratterò invece di questo nuovo romanzo, parlandovi di cosa dovrete aspettarvi da esso e proponendovi un estratto del libro!
Titolo: La corona di fuoco
Autrice: Sarah J. Maas
Casa editrice: Mondadori (Chrysalide)
Data d'uscita: 25 ottobre 2016
Prezzo: €19,90
Pagine: 480
TRAMA
Sopravvissuta a duelli mortali e a un dolore inconsolabile, Celaena Sardothien è ora in viaggio verso una nuova terra dove affronterà una verità che potrebbe cambiarle la vita, e il futuro, per sempre. In questo capitolo della saga, Celaena dovrà fronteggiare forze oscure e mostruose, ma prima sarà costretta a sconfìggere i propri demoni interiori e a fare i conti con un amore impossibile che le ha spezzato il cuore. Mistero, romance, complotti di palazzo e magia si mescolano nel terzo episodio della saga epic-fantasy "Il trono di ghiaccio"
Cosa aspettarsi da "La Corona di Fuoco"?
- Questo terzo libro è da considerare come il punto di passaggio tra la prima metà della serie e la seconda. Perché in questo romanzo tante cose cambiano, si evolvono, a partire dall'atmosfera, che diventa più magica. In particolare, Celaena compie un percorso di crescita e autocoscienza pazzesco, che la porta a riscoprire il suo lato Fae.
- Incontreremo tanti nuovi personaggi: il primo di tutti Rowan, un principe Fae che aiuterà la nostra protagonista a riprendere in mano la sua magia; conosceremo Aedion Ashryver, il cugino di Celaena e Sorcha, una guaritrice che lavora al palazzo di Adarlan. Infine, ci sarà anche la strega Manon Becconero, con il suo drago Abraxos e le Tredici. E tanti altri ancora!
- Ma ritroveremo anche i personaggi che ci hanno già conquistato, soprattutto Dorian e Chaol, che in questo romanzo saranno più impegnati che mai, il primo a imparare a padroneggiare la sua magia, il secondo ad aiutare i ribelli.
- Non mancano nemmeno i colpi di scena, soprattutto nell'ultima parte del romanzo, e lo stile della Maas è quello che abbiamo imparato a conoscere: accattivante, elegante e coinvolgente.
- E infine, ho già detto che ci sarà Rowan? Perché nel teaser che ho scelto per voi, incontrerete proprio lui! Correte a leggere!
Da sinistra: Rowan, Aedion, Manon.
Teaser del romanzo
L’uomo, o meglio il maschio, era un Fae.
Dopo dieci lunghi anni, dopo tanti roghi ed esecuzioni, un maschio Fae le stava venendo incontro. Un Fae vero, in carne e ossa. Quando le si parò davanti, nell’ombra, a pochi passi di distanza, Celaena non ebbe modo di evitarlo. L’accattona e gli astanti tacquero e Celaena sentì di nuovo quello scampanio provenire dalle montagne lontane.
Alto, spallato, il corpo scolpito dai muscoli, aveva la forza nel sangue. Si fermò in un cono polveroso di luce, con i capelli argentei che brillavano.
Come se le orecchie appuntite e i canini leggermente allungati non bastassero a intimorire gli astanti, compresa la matta che si era messa a piagnucolare dietro a Celaena, aveva un tatuaggio spaventoso sul lato sinistro della faccia arcigna e l’inchiostro nero brillava sulla pelle baciata dal sole.
Il tatuaggio sembrava a prima vista un disegno, ma dai rudimenti di lingua Fae che le erano rimasti, Celaena poteva distinguervi delle parole. Partiva dalla tempia, per scendere lungo la mandibola fino al collo, dove scompariva sotto la cotta e il mantello chiari. Celaena s’immaginò che continuasse lungo tutto il corpo, nascosto sotto diverse armi. Cercò il pugnale sotto il mantello e pensò che l’uomo avrebbe potuto essere attraente se non fosse stato per la violenza dei suoi occhi verde bosco.
Non si poteva definirlo giovane o altro che non fosse un guerriero, anche senza le spade sulla schiena e i pericolosi pugnali ai fianchi. Si muoveva con una grazia e una sicurezza glaciali, scrutando la strada palmo a palmo, come se stesse camminando su un campo di battaglia.
Celaena strinse forte l’elsa del pugnale e aggiustò la posizione, sorprendendosi ad avere paura. Così tanta da dissipare la pesante nebbia che le aveva ottenebrato i sensi nelle ultime settimane.
Il guerriero Fae avanzava deciso, con passo felpato, negli stivali alti fino al ginocchio. Qualche perditempo indietreggiò, qualcun altro se la diede a gambe verso la strada assolata o si riparò nei portoni e ovunque potesse sfuggire al suo sguardo di sfida.
Celaena conosceva ancora prima di incrociare i suoi occhi attenti chi lo aveva mandato e sapeva che era lì per lei.
Cercò l’amuleto dell’Occhio, sorpresa di non averlo più al collo. Lo aveva dato a Chaol, la minima protezione che potesse lasciargli prima di andarsene. Lui doveva averlo buttato non appena aveva scoperto la verità ed era diventato di nuovo suo nemico. Poteva anche averlo detto a Dorian e i due sarebbero stati al sicuro.
Prima di assecondare l’istinto felino di arrampicarsi sulla grondaia per riparare sul tetto, pensò al piano al quale aveva rinunciato. Un dio si era ricordato di lei e aveva deciso di offrirle un appiglio?
Doveva vedere Maeve.
Be’, quello doveva essere uno dei guerrieri scelti di Maeve. Ce l’aveva davanti agli occhi e la stava aspettando.
E a giudicare dal suo stato d’animo tutt’altro che cordiale, non era molto felice di essere lì.
Intorno non si muoveva foglia e il soldato Fae la teneva d’occhio. Le sue narici si dilatarono come se...
Volesse fiutarne l’odore.
Celaena provò un certo gusto sapendo di puzzare come un caprone, ma non era quell’odore che lui stava decifrando. No, era l’odore che la distingueva, l’odore della sua stirpe e del suo sangue, di ciò che era e di chi era. E se solo lui avesse pronunciato il suo nome davanti a quelle persone... Galan Ashryver sarebbe tornato di corsa. Avrebbero dato l’allarme alle guardie, e non era certo la cosa che avrebbe voluto.
Il bastardo ne sarebbe stato capace, anche solo per dimostrarle chi comandava. Così, raccolse tutte le energie e cominciò a ronzargli intorno, cercando di ricordare quello che avrebbe dovuto fare mesi prima, prima che il mondo avesse cominciato la sua discesa negli inferi. «Ben trovato, amico mio» miagolò.
Celaena ignorò le facce interdette intorno a loro per concentrarsi esclusivamente su di lui. Il Fae rimase immobile come solo un immortale saprebbe fare. Celaena cercò di dominare i battiti del cuore e respirò a fondo per calmarsi. Probabilmente lui poteva percepirli, probabilmente era in grado di cogliere qualsiasi emozione dentro di lei. Non era il caso di sfidarlo con la spavalderia, mai e poi mai. E tanto meno di battersi con lui. Certo, lei era Celaena Sardothien, ma lui era un guerriero Fae e lo sarebbe stato per molto tempo ancora.
Celaena si fermò a un passo da lui. Per tutti i numi, era enorme. «Quale piacevole sorpresa» disse a voce abbastanza alta perché tutti potessero sentire. Quand’era l’ultima volta che era stata così garbata? Faceva perfino fatica a ricordarsi l’ultima volta che aveva pronunciato delle frasi compiute. «Credevo che l’appuntamento fosse alle mura.»
Grazie al cielo, lui non s’inchinò. Il suo viso duro rimase imperturbabile. Che pensasse quello che voleva. Celaena sapeva di essere molto diversa da come al guerriero l’avevano prospettata e lui doveva essersi fatto una bella risata quando quella donna l’aveva scambiata per un’accattona.
«Andiamo» fu tutto quello che si limitò a dirle quando si girò per allontanarsi, con la voce profonda che tradiva una certa noia e rimbombava sulle pietre. Celaena avrebbe scommesso una bella somma che sotto i bracciali di pelle avesse nascosto dei coltelli. Avrebbe potuto rispondergli malamente, anche solo per vedere la sua reazione, ma la gente li stava ancora fissando. Lui proseguì per la sua strada, senza degnarsi di guardare le facce allibite. Celaena non capiva se fosse rimasto colpito o nauseato.
Lo seguì nelle strade più aperte attraverso la città animata. Il guerriero non si curava della gente che, al loro passaggio, smetteva di lavorare o di camminare o di macinare. Né l’aspettò quando si diresse a grandi passi verso due cavalle di scarso pregio, legate all’abbeveratoio di una piazza anonima. Se la
memoria non la ingannava, i Fae avevano cavalli migliori. Forse era arrivato sotto un’altra sembianza e li aveva comprati lì.
Tutti i Fae possedevano una sembianza animale. Celaena era nella propria, il suo corpo umano mortale era animale quanto gli uccellini che svolazzavano intorno. Ma lui? Avrebbe potuto essere un lupo, pensò, con quella cotta che arrivava a metà coscia come una pelle e quel passo felpato. O una lince, con quella grazia da predatore.
Il guerriero montò sulla cavalla più grande, lasciandole quella pezzata che sembrava più interessata a cercarsi qualcosa da mangiare che a cavalcare. Erano in due, ma per un bel po’ non si scambiarono una parola.
Celaena mise la sacca nella bisaccia, facendo attenzione a nascondere le cicatrici ai polsi, il ricordo delle manette, di quello che era stata. La cosa non lo riguardava e tanto meno riguardava Maeve. Meno sapevano sul suo conto e meno strumenti avevano contro di lei. «Ne ho conosciuti di guerrieri taciturni, ma tu li batti tutti...» gli disse per rompere il ghiaccio. Lui si girò verso di lei che aggiunse, trascinando le parole: «Oh, salve. Credo che tu sappia chi sono, perciò non mi prenderò la briga di presentarmi. Ma, prima di essere portata dio-solo-sa-dove, gradirei sapere chi sei tu!».
Il guerriero la fissò serio. Controllò la piazza dove la gente li stava guardando e in un baleno sparirono tutti.
Quando non era rimasto più nessuno, le rivolse la parola: «Avrai già capito quello che ti serviva sapere sul mio conto». Parlava la lingua comune e aveva un leggero accento che a essere sinceri non le dispiaceva. Un’inflessione dolce e roteante.
«Giusto. Ma come ti devo chiamare?» gli chiese afferrando la sella, senza salire.
«Rowan.» Il suo tatuaggio assorbiva la luce del sole ed era così scuro da sembrare fresco d’inchiostro.
Che ve ne pare? Vi è piaciuto l'estratto? Non perdetevi domani su Il castello tra le Nuvole il test per scoprire chi è il vostro uomo ideale tra Dorian, Chaol e Rowan!
A presto,
Silvy
Sono così contenta, non vedo l'ora!
RispondiEliminaSiamo in due *-*
EliminaIo l'ho già letto in inglese, ma non vedo l'ora di avere questo cartaceo tra le mani <3