giovedì 7 febbraio 2019

5 motivi per leggere "The Winner's Curse", la trilogia di Marie Rutkoski

Buongiorno!
Finalmente riesco a proporvi questo post in cui vi parlo dei motivi per cui ho amato la trilogia di "The Winner's Curse". Il primo libro è uscito in Italia per Leggereditore a luglio 2017, con il titolo "The Winner's Curse. La maledizione" (ve l'ho recensito QUI). Il secondo libro doveva uscire l'anno scorso, ma è stato continuamente posticipato, tant'è che ora la data prevista è fine giugno 2019. Non sapendo se quel libro vedrà mai la luce, ho deciso di recuperarlo in inglese insieme al terzo e ultimo della serie, e ora vi voglio spiegare perchè ve la consiglio.


Trama del primo libro:

In quanto figlia di un potente generale di un vasto impero che riduce i schiavitù i popoli conquistati, la diciassettenne Kestrel ha sempre goduto di una vita privilegiata. Ma adesso si trova davanti a una scelta difficile: arruolarsi nell’esercito oppure sposarsi. La ragazza, però, ha ben altre intenzioni... Nel giovane Arin, uno schiavo in vendita all’asta, Kestrel ha trovato uno spirito gentile e a lei affine. Gli occhi di lui, che sembrano sfidare tutto e tutti, l’hanno spinta a seguire il proprio istinto e comprarlo senza pensare alle possibili conseguenze. E così, inaspettatamente, Kestrel si ritrova a dover nascondere l’amore che inizia a sentire per Arin, un sentimento che si intensifica giorno dopo giorno. Ma la ragazza non sa che anche il giovane schiavo nasconde un segreto e che per stare insieme i due amanti dovranno accettare di tradire la loro gente o altrimenti tradire sé stessi per rimanere fedeli al proprio popolo. Kestrel imparerà velocemente che il prezzo da pagare per l’uomo che ama è molto più alto di quello che avrebbe mai potuto immaginare...



5 motivi per leggere la trilogia


1. Il worldbuilding: Marie Rutkoski ha creato un impero tutto nuovo, senza una precisa epoca storica, ma che per certi aspetti richiama l'Inghilterra settecentesca, per altri il periodo classico. I due popoli protagonisti, i Valoriani e gli Herrani, mi hanno infatti ricordato molto rispettivamente i Romani e i Greci (oppure Sparta e Atene): i primi sono quelli considerati più "barbari", ma militarmente più forti e che infatti hanno conquistato e reso schiavi i secondi, il popolo invece più intellettuale e artistico. 


2. I protagonisti: dopo numerose protagoniste combattenti o assassine, trovarne una che non sa combattere è quasi una rarità. La forza di Kestrel, infatti, non sta nelle armi o nei suoi muscoli, ma nel suo cervello: lei è una stratega, figlia di un generale che le ha insegnato l'arte della guerra, e i suoi piani difficilmente vanno in fumo. Questo suoi aspetto di lei mi è piaciuto tantissimo, come anche l'incredibile crescita personale che compie nella serie. Perché il suo nemico, colui che deve sconfiggere, è il suo cuore, il suo non lasciarsi andare all'amore. 
Arin è un personaggi di cui mi sono innamorata pian piano: è buono, gentile, ma allo stesso tempo sa essere anche vendicativo, anche a causa del suo passato. 

3. La ship: riprendendo un po' Romeo e Giulietta, Kestrel e Arin appartengono a due nazioni nemiche, ma questo non impedirà loro di innamorarsi perdutamente e di combattere l'uno per l'altra. Gli ostacoli sono tanti, come è tanta anche la nostra sofferenza nel vederli separati, ma insieme si completano l'un l'altra, ed è impossibile non amarli.


4. Lo stile: l'autrice ha uno stile di scrittura molto elegante e poetico, fatto di metafore e analogie che rendono la lettura un piacere per gli occhi e il cuore. Inoltre, grazie alla scrittura scorrevole e fluida, i romanzi si divorano in poco tempo, anche a causa dei molti colpi di scena presenti nella trilogia e della curiosità dovuta alle numerose strategie militari elaborate da Kestrel. Per non parlare dei cliffhanger! Non annoiano nemmeno le scene di battaglie, poichè l'autrice riesce comunque a mantenere un equilibrio tra la guerra, la storia d'amore e anche le divertenti interazioni tra Arin e Roshan, che formano una bromance bellissima *-*   

5. I feelings: ebbene sì, loro di certo non mancano! Posso dire di aver provato una vastità enorme di emozioni leggendo questa serie: ho sofferto con Kestrel e Arin, ma insieme a loro mi sono anche innamorata; mi sono divertita soprattutto grazie a Roshan; sono rimasta sulle spine nelle scene di guerra e di strategia; mi sono arrabbiata per alcune azioni, soprattutto di Arin. Il dolore provato negli ultimi capitoli del secondo libro è stato forte, ma il finale della serie ha reso tutto più bello. Questa trilogia è, secondo me, troppo sottovalutata, meriterebbe molto più riconoscimento e avrà sempre un posto speciale nel mio cuore.


"You don't need to be gifted with a blade. You are your own best weapon." 


Il mio voto: 4.75




Che ne pensate? L'avete letta? La leggerete? Fatemi sapere!

A presto,
Silvy

1 commento:

  1. Ciao! Devo dire che il primo libro della trilogia mi ha deluso (qui la mia recensione)…
    Non vi ho trovato granché di interessante o innovativo a parte il finale e non credo che continuerò la serie. Scritto bene, certo, ma soliti protagonisti, soliti temi (amore proibito, oppressione di un popolo..) e niente che mi abbia lasciato a bocca aperta tranne, come già detto, la conclusione (che mi ha stupito perché ormai non mi aspettavo più nulla ahah).
    Sono molto felice che tu sia riuscita ad apprezzarlo maggiormente, però.
    Forse i seguiti sono migliori?
    Un abbraccio, Rainy

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