A Tempo di Libri ho avuto l'opportunità di intervistare Cecilia Randall insieme a Selly e Julia del blog Leggere Romanticamente e Fantasy e a Clarissa di Words of books (che ringrazio per aver trascritto l'intervista).
Visto che recentemente vi ho proposto le recensioni degli ultimi due romanzi dell'autrice, Hyperversum Next e Hyperversum Ultimate, non poteva mancare anche il parere dell'autrice, giusto? :)
Come vedrete è stata una chiacchierata bella sostanziosa, ma è stato emozionante poterla rincontrare e parlare insieme dei suoi libri, in particolare della serie Hyperversum, pubblicata da Giunti!
Julia: Qual è stata la differenza più grande nello scrivere la storia dal punto di vista di Alex e Marc rispetto a quello dei loro genitori?
Cecilia: La differenza è che come protagonisti hanno circa dieci anni di meno, e quindi invece di essere dei giovani (che va bene che sono spaesati nel Medioevo) però hanno sicuramente più risorse e più maturità rispetto agli adolescenti che sono Alex e Marc, e appunto questi ultimi sono completamente in balia di loro stessi. E, come tutti gli adolescenti, hanno una vena di incoscienza che i loro genitori non avevano. Perciò la differenza è stata gestire questi due personaggi molto più irruenti nonostante siano più giovani. Ma allo stesso tempo, l’età più giovane, mi ha dato la possibilità di alleggerire l'atmosfera rendendola più solare, più allegra tutto sommato, nonostante ci siano comunque guerre e fatti di sangue in sottofondo.
Julia: Mi pare di aver capito che “Hyperversum. Next” fosse già un po' in programma quando è stata iniziata la prima serie. “Hyperversum. Ultimate” è frutto di un'ispirazione successiva o era già previsto?
Cecilia: “Next” l'ho scritto nel 2005 dopo aver scritto il primo “Hyperversum” e, secondo me, il secondo eventuale volume sarebbe stato il vent'anni dopo. Essenzialmente però io all'epoca non pensavo neanche che sarebbe stato pubblicato. Quindi ho scritto l'avventura dei genitori e poi ero già andata avanti con la fantasia ai figli e sono andata avanti a scrivere per puro piacere personale. E poi il romanzo è rimasto nel cassetto perché l'editore mi ha chiesto una seconda avventura con Ian e Daniel e poi ancora una terza. Poi è venuto il momento di cambiare un attimo atmosfere, di cambiare argomento, e quindi Next è rimasto nel cassetto, fino a quando sono diventata mamma e ho pensato che fosse arrivato il momento di far diventare genitori anche i miei personaggi. Per cui “Next” è tornato di nuovo fuori dal cassetto, era arrivato il momento di affrontare di nuovo le atmosfere più leggere di cui dicevo prima, però sì: è frutto di un'ispirazione che era del 2005. Invece “Ultimate” l'ho dovuto scrivere dopo la pubblicazione di Next quindi è recentissimo, sia come pubblicazione, sia come ispirazione.
Julia: “Hyperversum. Ultimate” tratta il tema di quanto sia diversa la mentalità moderna rispetto a quella medievale, soprattutto dal punto di vista femminile. Cosa comporta questo dal punto di vista del rapporto tra i protagonisti?
Cecilia: È stato complicato perché erano molto più vicini tra di loro qualche anno prima, diciamo. Quando Marc ancora era un adolescente, scudiero. Adesso che è comunque un adolescente, ma ha due anni di esperienza sulle spalle e, soprattutto, ha sulle spalle il peso di un nome importante e il peso di un ruolo importante (perché lui è diventato primo cavaliere del re). Ne consegue che quello che prima lui poteva affrontare più a cuor leggero, adesso si immagina le ripercussioni che ci possono essere sulla sua famiglia, sulla corte del re, sulla sua reputazione e poi, non ultimo, sulla sua promessa sposa. Per cui le differenze si sono accentuate perché lui è diventato, si sente un uomo, un uomo medievale con degli obblighi e, fa molta più fatica a tollerare quelle che sono le stranezze o le esuberanze di una ragazza che cerca di mettersi nei panni di una dama medievale, ma che ha vissuto questa cosa soprattutto sui libri. Quindi sta cercando di adattarsi a un ruolo in cui non è né nata né cresciuta. Per lei è molto più difficile adattarvisi, e per Marc è molto più difficile “perdonarle” qualsiasi trasgressione alle regole. Fermo restando che entrambi hanno una vena di incoscienza sotto quindi probabilmente è quello che gli accomuna, alla fine.
Julia: Poi volevo fare una domanda personale. Se tu in prima persona fossi catapultata nel passato, quale epoca preferiresti visitare?
Cecilia: Ieri. [RIDE] Ieri l'altro, al massimo una settimana fa, ecco. È uno dei miei incubi peggiori. Me lo chiedono spesso ma no! Non ci penso proprio.
Selly: Ti piace restare nel presente.
Cecilia: Mi piace restare dove sto.
Clarissa: Però c’è una passione per il passato…
Cecilia: Si. Il discorso è, che se mi fanno tornare da turista con la garanzia che non mi succede niente e posso tornare indietro quando mi pare, allora un giro da turista lo faccio! Ma alle condizioni con cui ho mandato indietro i miei personaggi, no, non ci penso proprio.
Selly: E nel futuro invece ti piacerebbe?
Cecilia: Nel futuro mi piacerebbe molto di più, però anche lì vorrei avere una garanzia. Vorrei trovarmi in un futuro alla Star Trek e non uno alla Terminator. Dipende dal futuro. Per cui, forse. Ma sto bene qui.
Julia: Per quanto riguarda la scrittura, c'è mai stato un personaggio che si è “ribellato”? Del quale avevi in mente un percorso per lui ma poi scrivendo ha trovato una voce diversa da quella che avevi in mente?
Cecilia: Allora, se vogliamo parlare di difficoltà nel gestire un personaggio, il personaggio più difficile che finora ho gestito è Seija di “Millennio di Fuoco”. Quello è stato veramente difficile perché non riuscivo a entrare in sintonia con lei all'inizio. È stata la mia prima eroina femminile nel vero senso della parola e non riuscivo a inquadrarla. Ci ho messo cento, centoventi pagine prima di andare d'accordo con lei. Però, c'è da dire che, nonostante questa difficoltà, lei ha sempre fatto quello che io immaginavo facesse nella trama.
Un personaggio che, invece, non ha per niente fatto quello che io immaginavo dovesse fare nella trama, però è successo in maniera naturale senza drammi, è stato il conte Guillaume de Ponthieu nel primo “Hyperversum”. Io me l'ero immaginato in modo. Me l’ero immaginato come un freddo calcolatore che sposta le pedine sulla scacchiera, e nient’altro, pronto a sacrificarle quando fosse il momento. E, invece, più o meno intorno al capitolo 13, lui se ne esce con una frase che non mi aspettavo ed essenzialmente dice che Isabeau per lui è una figlia e non esiterebbe a uccidere chiunque la facesse soffrire, e in quel momento lì mi ha spiazzato, perché non era più un freddo calcolatore uno che se ne esce con una frase di quel genere lì. E allora lì ha cambiato il suo destino. Ma è successo in un modo talmente naturale che non mi ha fatto imprecare. L’ho solo seguito e così da lì in poi ha cambiato il suo destino.
Julia: Come hai fatto a incastrare così bene la trama in eventi storici realmente esistiti?
Cecilia: Beh, è venuto abbastanza naturale perché prima ho ideato gli avvenimenti che mi servivano per la trama e poi sono andata alla caccia di avvenimenti storici che servissero nei punti giusti. Esempio pratico: mi serviva una battaglia campale, quindi prima ho ideato la storia di Ian e di Isabeau, parlo del primo volume di Hyperversum, poi quando avevo la trama in mente (non avevo ancora una location precisa, non sapevo ancora “Francia, 1214”, sapevo “Europa, XIII secolo” che era molto più vago), e allora sono andata a cercare una battaglia campale che mi servisse e ho trovato la battaglia di Bouvines, e allora dopo ho disposto intorno a questo avvenimento quelle che erano le altre avventure dei miei personaggi. Lo stesso è stato per Gens Arcana, avevo bisogno di un bagno di sangue in una città del Rinascimento, mi piaceva Firenze perché è anche la prima cosa che mi viene in mente pensando al Rinascimento, ed è anche vicina a casa mia, cosa che mi ha facilitato anche quando era il momento di fare le ricerche storiche sul posto. E un bagno di sangue a Firenze la prima cosa che mi è venuta in mente è stata la congiura dei Pazzi, quindi anche lì dopo ho centrato l'avventura su quell'avvenimento storico.
Clarissa: Rimanendo su questo tema, quanta ricerca, quanto lavoro c'è dietro per riuscire a incastrare tutti questi pezzi?
Cecilia: Tanto. La ricerca è tanta. Per il primo Hyperversum in realtà il romanzo è nato dalla mia passione per il Medioevo, per cui c'erano tante letture e tante esperienze a monte, più la voglia di scrivere qualcosa, e quando è stato il momento di pensare a dove ambientare questa storia mi è venuto naturale pensare al Medioevo perché avevo già un background da sfruttare. Poi durante la stesura, quando ho deciso “Francia, 1214”, allora sono andata a prendere dei volumi sulla battaglia di Bouvines, sulla Francia di Filippo Augusto.
Adesso, in questo caso, con Ultimate e Next mi sono documentata sulla Francia di Luigi IX, sulla biografia di Margherita di Provenza. Quindi dopo aggiungo però all'inizio c'era già una passione per il Medioevo che era già in parte consolidata.
Gens Arcana è stato un incubo, nel senso che la ricerca storica è stata meravigliosa ma è stata incubo per me, perché l'ansia e la paura di sbagliare qualcosa, anche solo un dettaglio, era altissima. Su Firenze è stato scritto di tutto, sulla Firenze del Rinascimento pure, e avevo molta paura di sbagliare qualcosa. Quindi lì la ricerca si è triplicata.
Selly: Qualcuno ti ha rimproverato qualcosa?
Cecilia: Per ora no. Infatti sono contentissima. Devo dire che ho avuto un grande aiuto da parte della redazione. È stata senza dubbio un ansiolitico, perché ogni volta che avevo un dubbio, la redazione mi aiutava con le ricerche, per esempio hanno contattato direttamente Palazzo Vecchio per avere delle informazioni, sono stati veramente bravissimi. Hanno sopportato le mie paranoie, però devo dire che finora nessuno mi ha rimproverato nulla, o perlomeno non lo hanno fatto direttamente con me.
Clarissa: E la stessa passione che c'è per il Medioevo c'è anche per i videogiochi?
Cecilia: Sì, il problema è che non ho il tempo di giocare.
Clarissa: Ma ti piacerebbe un gioco come Hyperversum? Perché non credo che al momento esista, la realtà virtuale non è così sviluppata.
Cecilia: Mah, ti dirò che l'anno scorso alla fiera del libro per ragazzi di Bologna ho visto una cosa che ci assomiglia veramente molto. Ho visto dei ragazzi giocare nello stand di una ditta che sviluppa videogiochi. Avevano il visore, non avevano i guanti ma due joystick. Loro erano in una stanza e noi su uno schermo vedevamo quello che vedevano loro nei visori. Stavano combattendo dei pirati sul ponte di un galeone. Quindi era veramente molto bello. Non avevano i guanti, ma ci stiamo arrivando.
Clarissa: Ci giocherai ovviamente, se uscirà?
Cecilia: Se uscirà, sicuramente.
Selly: Nel Medioevo?
Cecilia: Ah beh sì. [RIDE] Spero bene di non rischiare di finire di là.
Silvy: Se dovessi scegliere un personaggio dei tuoi libri con cui andresti più d'accordo, saresti più amica, chi sarebbe?
Cecilia: Direi Ian. Perché è il più posato. Ian o Daniel, perché sono entrambi molto ragionevoli.
Clarissa: Ian me lo è sembrato un po' più. Sapeva bene cosa voleva, cosa bisognava fare…
Selly: Deciso.
Cecilia: Sicuramente. È la persona con meno intemperanze, direi che è la persona con cui andrei più d'accordo dal punto di vista caratteriale.
Poi se mi dicessero “Chi tra i tuoi personaggi vorresti più incontrare?” (però solo incontrare una volta, eh), sarebbe Raivo di Millennio di Fuoco. Lui lo incontrerei volentieri! Perché è il cavaliere nero che ho sempre sognato di mettere sulla carta. Ci ho meditato sopra molti anni ed è venuto esattamente come me lo immaginavo. Però da starci a distanza. [RIDE]
Julia: E ti sei mai ispirata a persone che conosci realmente?
Cecilia: No
Selly: Neanche qualche personaggio famoso?
Cecilia: No, assolutamente no, almeno non coscientemente. Perché è logico che tutto quello che vedi, le conoscenze, le influenze, ti rimangono dentro in ogni caso. Ma no, non da dire “prendo esempio da questo o dall'attore o dalla tal persona per farlo diventare un personaggio.” E meno che mai ci sono io dentro i miei personaggi. Perché loro devono fare delle cose che io non sono capace di fare o fare delle cose che vanno contro quella che è la mia predisposizione naturale. Anche solo prendere a muso duro una certa situazione, io per esempio non lo farei mai ma i miei personaggi devono essere in grado di farlo. Non c’è niente di me.
Selly: Ti piacerebbe vedere sul grande schermo una delle tue saghe? O anche una serie televisiva?
Cecilia: Magari.
Selly: Quale?
Cecilia: Tutte! [RIDE] Me ne basta una, a scelta.
Selly: Chi vedresti come protagonisti, come attori?
Cecilia: Ah no, su questo sono un disastro. Non ci riesco, non riesco a immaginarmi il casting nella maniera più assoluta. Se dovessi immaginare un attore per quanto riguarda la voce, allora direi Benedict Cumberbatch potrebbe fare Raivo perché come voce è assolutamente perfetto. Quando l'ho sentito in lingua originale… Ha una voce divina che è assolutamente quella che mi immagino. Però bisogna vedere se poi il fisico du role.
Clarissa: Invece, ritornando indietro sulla prima trilogia Hyperversum, abbiamo come protagonisti due uomini, quindi un punto di vista strettamente maschile. Mentre nella seconda sono un ragazzo e una ragazza. Quanto è stato difficile fare il punto di vista femminile?
Cecilia: Mah, dopo l'esperienza di Seija in realtà è stato più facile. Anche perché Alex è una ragazza dei giorni nostri rispetto a Seija che invece era inquadrata in una determinata mentalità lontana da noi. Invece Alex è più come noi, ha anche dei tratti un po' da maschiaccio quindi è stato più facile gestirla. Non ho trovato delle grosse difficoltà con Alex. Direi che è andata molto bene.
Ian e Daniel avevano due mentalità diverse pur essendo due uomini perché uno era lo storico-umanista, mentre l'altro era il razionale-scientifico della situazione. Però siccome tutti questi personaggi sono personaggi moderni sono più vicini a noi anche come reazioni è stato più facile rispetto ai personaggi che sono ambientati nella loro epoca.
Clarissa: Ed è stata una scelta specifica per cui sono due personaggi maschili e non femminili?
Cecilia: No, niente di premeditato.
Clarissa: Perché ultimamente la maggior parte dei libri con ragazzi di quell'età sono raccontati dal punto di vista femminile. È uno dei pochi che ho letto con due forti punti di vista maschili.
Cecilia: È che a me non piace avere un protagonista solo. Perché avere una sola voce narrante mi costringe a raccontare solo le scene in cui lui o lei è presente fisicamente. Esempio pratico in “Twilight”, che ho letto e mi sono anche divertita a leggere, tutte le scene di combattimento tra vampiri che vengono raccontate perché lei non è fisicamente presente mi danno fastidio. Io avrei voluto vederle quelle scene. E quindi io preferisco avere almeno due personaggi. In questo caso mi è venuto naturale avere il figlio di Ian e la figlia di Daniel. Anche perché era più divertente poi avere il rapporto tra loro due e il contrasto tra loro due. Perché due ragazzi adolescenti, maschi, che anche abbiano due mentalità diverse, sarebbero stati molto meno contrastanti. Alla fine avrei avuto di nuovo il ragazzo che viene dal futuro, va nel Medioevo e si trova nelle stesse difficoltà di suo padre e non c'era niente di nuovo. Mentre invece la ragazza che si trova, per giunta da sola, nel Medioevo, mi dava più possibilità.
Selly: Quanto è importante per te la componente romance all'interno dei tuoi libri?
Cecilia: È importante perché credo che in una storia ci possa stare, però non è predominante. Cioè, se la storia ci sta all'interno dell'avventura allora bene, ben venga, o anche se viene fuori tra le righe e all’inizio non me l’aspettavo. Un po’ come è successo per esempio in Hyperversum con Donna ed Étienne de Sancerre che mi è venuta lungo la strada, senza che immaginassi che sarebbe finita così tra loro due. Però io non parto mai da quello. Parto dall'avventura, poi tutto il resto se ci sta, ben venga.
Silvy: C'è stato un personaggio che all'inizio è nato come secondario ma poi ti è piaciuto così tanto che ti ha fatto pensare di poter scrivere un libro su di lui o potrei approfondirlo di più nel prossimo?
Cecilia: Sicuramente ci sono dei personaggi che devono essere sviluppati di più e che per il momento sono stati messi da parte, ma da qui a dire che farò un romanzo solo su di loro no. È difficile. Per ora i secondari hanno sempre fatto la loro parte e restano secondari, anche se qualcuno l'ho dovuto domare con la frusta proprio.
Tipo Manente di Gens Arcana che ha rischiato di rubare molto la scena a Valiano. Però fare un romanzo solo su di lui no. Idem per il Leone inglese de “Il Falco e il Leone” che ha fatto esattamente quello che mi aspettato che facesse. Sarebbe un ottimo protagonista, però per ora no.
Selly: Cosa stai scrivendo adesso?
Cecilia: Io ho tre progetti in ballo, però per il momento stiamo ancora decidendo. Sono stata autorizzata a dire che Next e Ultimate avranno un terzo volume con gli stessi personaggi, ma non sappiamo se sarà il mio prossimo libro oppure no. Potrebbe esserci qualcosa di mezzo.
Selly: Quanto dovremo aspettare più o meno?
Cecilia: Spero poco perché io devo cominciare a scrivere, sto decidendo adesso. È questione di poco, ma per scaramanzia prima di poter dire qualcosa...
Selly: È in fase di scrittura?
Cecilia: Sono in fase di scrittura e di documentazione storica.
Clarissa: Quindi ci sarà di nuovo della storia.
Cecilia: Sì, ci sarà di nuovo della storia. [RIDE]
Selly: Una domanda personale: quando non scrivi, quando non sei concentrata sul bambino, il marito, che cosa ti piacerebbe fare nel tempo di relax?
Cecilia: Quale tempo di relax? [RIDE] Dormire! No, in realtà, se avessi delle ore libere, l'ordine di importanza sarebbe leggere e guardare film.
Clarissa: Ecco, un libro che consiglieresti.
Cecilia: Eh, a chi?
Clarissa: A chi sono piaciuti i tuoi libri.
Selly: Fai finta di consigliarlo a noi.
Cecilia: Sul fantasy, tutta la saga di George Martin. Sul giallo, tutti i Montalbano. Un libro per tutte le età che consiglio sempre a tutti è La Collina dei Conigli di Richard Adams, il mio libro preferito in assoluto. È un libro per bambini, però letto da adulti ha tutto un altro significato.
Clarissa: È quello il libro che ti ha fatto venire voglia di scrivere o ce n'è un altro in particolare?
Cecilia: In realtà io non ho mai detto: “Voglio scrivere”. Io volevo fare la fumettista, quindi volevo disegnare. Però quello sicuramente è IL libro. L'ho letto la prima volta alle elementari e almeno una volta all'anno da allora fino ad oggi. Ce l'ho in tedesco, in inglese, in audiolibro, in ebook. Mi manca la versione francese perché ancora non sono riuscita ad acchiapparla. È un libro che adoro pazzamente.
Anche se, quando me lo regalarono, io stavo leggendo pirati, corsari… Mi è arrivato questo mattone alto cinquecento pagine con sopra il coniglietto bianco su sfondo azzurro e io ho detto: “Ma siete sicuri?”. Il primo capitolo me l’ha letto mia madre, perché io non ci pensavo neanche, e mi sono innamorata pazzamente. È un libro di avventura incredibile, nonostante i protagonisti siano conigli, e, da allora, è comunque il mio libro preferito.
Che ne pensate? Chi, come me, aspetta con ansia il terzo libro? *-*
A presto,
Silvy
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